preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
"...il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato e avete creduto che io sono venuto da Dio" (Gv. 16, 27).
Le parole che il Signore ci rivolge sono cariche di affetto, stimolano ad approfondire un rapporto intimo con lui, Pastore che ci porta sulle sue spalle per sollevarci da una terra insidiosa. Da questa posizione privilegiata possiamo sentirci più vicini alle realtà a cui aspiriamo, possiamo trasmettere un poco del nostro calore di pecore smarrite e ritrovate, a quel corpo divino che ci sostiene
Il Signore, con questo gesto vuole farci comprendere in minima parte cosa significhi vivere in comunione con lui ed essere accolti nella Trinità, dove la nostra umanità, dopo la sua ascensione, ha acquistato per l'eternità una dimensione sublime. Desidera introdurci in uno scambio eterno di amore che ci faccia sentire parte di un'insieme inscindibile. Il Padre vuole saziarci di questo amore, vuole farci veicoli di carità; "Chi non ama rimane nella morte", ci dice san Giovanni, una morte che non arriva all'improvviso, ma che é sollecitata a sopraffarci quando rifiutiamo la grazia che ci viene donata ogni giorno, quando vogliamo essere sordi agli appelli incessanti e calorosi della Verità che ci vuole suoi. Se apriamo bene mente e cuore è facile cantare con il salmista che le opere del Signore sono grandi, che i suoi pensieri sono profondi e che è l'insensato a non capire
il giusto fiorirà nella casa del nostro Dio (cfr. sl. 91). È una promessa, è una speranza che è certezza. La chiesa, sposa di Cristo anela a possedere la felicità della vita futura, guarda colma di meraviglia i disegni di Dio e canta ad una voce oggi, alla vigilia della solennità dell'Ascensione; "Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi... eppure lo hai fatto poco meno degli angeli"(sl. 8). O Signore, io sono come un otre esposto al fumo, ma non dimentico i tuoi insegnamenti
fammi vivere secondo il tuo amore! (sl. 118).
Signore, metti l'arcangelo alla mia bocca perché io custodisca il mio cuore.
L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA Perciò in questi giorni aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio: preghiere particolari, astinenza da cibo o da bevanda; di modo che ciascuno di propria iniziativa offra a Dio, nella gioia dello Spirito Santo (1 Ts 1,6), qualcosa in più oltre la misura che gli è imposta: cioè privi il suo corpo di un po' di cibo, di bevanda, di sonno, di loquacità, di leggerezza, e nella gioia del desiderio spirituale aspetti la santa Pasqua. Però quello che ciascuno intende offrire lo sottoponga al suo abate e lo compia con la sua preghiera e la sua approvazione; perché quanto si fa senza il permesso del padre spirituale sarà imputato a presunzione e vanagloria, non a merito. Tutto dunque si deve fare con il consenso dell'abate.
home | commento | letture | santi | servizi | archivio | ricerca | F.A.Q. | mappa del sito | indice santi | preghiere | newsletter | PDA | WAP | info