preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
"...egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce". Quale grande amore il Signore esprime per noi quando si presenta come buon Pastore! Ci chiama per nome, chiama tutti e ciascuno con un linguaggio che solo il nostro cuore può comprendere; lui che conosce le profondità del nostro essere, sa come comunicare con noi, come farci sentire amati totalmente quasi fossimo un 'unica persona davanti a lui... e per tutti riserva questa attenzione che prende forza e significato nella nostra coscienza di cristiani lungo tutto il nostro cammino, fino all'ingresso nello spazio infinito di un ovile preparato dall'eternità. Se il buon Pastore cammina davanti a noi, cosa possiamo temere? Se il pastore prende fisionomie diverse, ma parla con la stessa voce dello Spirito, come possiamo temere di essere abbandonati in pascoli aridi e desolati? Il terreno dove Egli ci conduce personalmente e amorevolmente non è un terreno sfruttato, ma un pascolo nutriente che garantisca il necessario per sostenere un cammino impegnativo e sorprendente. Nessuna pecora può immaginare cosa l'aspetta, ma la fede permette di fare esperienza di ciò che significa essere oggetto di una donazione totale... Se il nostro buon Pastore si è donato totalmente per noi, non possiamo rimanere pecore stordite e incredule; dobbiamo gustare la gioia di donarci a nostra volta perché tutto di noi possa essere utilizzato per il bene del fratello, amato infinitamente da Cristo. Così nella Chiesa non mancherà mai lana per scaldare, latte per nutrire, carne per sostenere e quanto altro il nostro essere, spremuto dalla grazia, potrà donare. "Carissimi, se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme...". "...Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime". La generosità del Pastore ha spalancato la porta di accesso al Regno e nessuno potrà chiuderla; solo la nostra volontà, che il Signore rispetta, potrebbe precluderci per sempre quel passaggio... sta a noi accorciare le distanze da ciò che tutte le pecore possono vedere e varcare.
Un fratello era assalito da molto tempo dal demone dell'impurità e malgrado molti sforzi non riusciva a sbarazzarsene. Una volta, mentre era alla Sinassi, si sentì come d'abitudine tormentato dalla passione; decise dunque di trionfare sulla macchinazione del demonio e di chiedere ai fratelli di pregare per lui affinché fosse liberato. E, sprezzando ogni vergogna, si mise nudo davanti a tutti i fratelli e mostrò l'azione di Satana: «Pregate per me, padri e fratelli miei», disse, «perché sono quattordici anni che sono così combattuto»; e subito il combattimento si allontanò da lui, grazie all'umiltà che aveva mostrato.
IN QUALI ORE I FRATELLI DEVONO PRENDERE I PASTI Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste i fratelli pranzino a sesta e cenino la sera. Da Pentecoste poi per tutta l'estate, se i monaci non devono attendere ai lavori dei campi e se l'eccessivo calore estivo non lo impedisce, il mercoledì e il venerdì digiunino fino a nona; negli altri giorni pranzino a sesta. Ma se avessero lavori nei campi o la calura estiva fosse opprimente, si mantenga il pranzo a sesta anche in quei due giorni; e ciò sia rimesso al provvido giudizio dell'abate; egli appunto deve regolare e disporre le cose in modo che le anime si salvino e quello che i fratelli fanno, lo facciano senza alcun fondato motivo di mormorazione.
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