preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Noi esseri umani siamo concepiti in uno stato di cecità fisica e spirituale. Quella fisica ordinariamente la acquistiamo in breve tempo, quella spirituale è affidata al sacramento del battesimo, che genera in noi i germi della fede e ci annovera tra i figli di Dio. Ciò ci consente di immedesimarci immediatamente con il "ceco nato" del vangelo di questa quarta domenica di quaresima. Se noi non siamo più cechi è solo perché siamo stati gratuitamente illuminati da Cristo, la luce vera che illumina ogni uomo. L'evangelista Giovanni descrive efficacemente il passaggio dallo stato di disagio, causato dalle tenebre, allo splendore della luce e della fede. Ciò comporta prima la consapevolezza della propria cecità e poi l'accettazione del dono della fede, significata dalla luce di Cristo. La prima luce però, egli la dona agli stessi apostoli, i quali sulla scia della tradizione giudaica, erano convinti che le disgrazie umane fossero sempre frutto del peccato e comminate da Dio come punizione: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare". Ridare luce all'uomo e sottrarlo alle tenebre della notte, è dunque "l'opera di Dio" per eccellenza, fa parte della missione di Cristo, è il dono più prezioso e più atteso dall'uomo. Il primo effetto della luce è quello di mettere a nudo le scorie pesanti del peccato e il fango che ci imbratta e non ci consentono più di vedere, bisogna quindi andare a lavarci alla fontana, purificare il nostro spirito nella divina misericordia. Dove c'è acqua pura e zampillante, dove c'è l'acqua che Cristo sa donare, avviene sempre il miracolo della purificazione. "Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva". È poi normale che coloro che non sono nella luce e non sono purificati nello spirito, che non vogliono e non possono comprendere, intentino l'ennesimo processo contro Cristo e contro colui che ha recuperato miracolosamente la vista. Oggi più che mai noi credenti dobbiamo esprimere la più intensa gratitudine a Dio, perché, senza alcun nostro merito, siamo annoverati tra i figli della luce, abbiamo il dono incommensurabile della fede, che illumina di radiazioni divine il nostro futuro e il nostro presente.
L'audacia della preghiera. «Una volta Abramo, il discepolo di padre Sisoes, fu tentato dal demonio. L'anziano vide che era caduto, e levatosi in piedi tese le mani al cielo dicendo: "O Dio, sia che tu voglia, sia che tu non voglia, non ti lascerò se non lo guarirai...". E all'istante fu guarito».
COME CELEBRARE LE VIGILIE NELLE FESTE DEI SANTI Nelle feste dei Santi e in tutte le solennità si celebri l'Ufficio come abbiamo indicato per la domenica, 2eccetto
che si dicano i salmi, le antifone e le letture proprie di
quel giorno; ma si mantenga l'ordine stabilito sopra.
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