Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 14 febbraio 2005

Andate a tutto il mondo... parlerò io...

«Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi». I due di turno, inviati come i primi per la messe del Signore, con la stessa missione, come annunciatori del vangelo di Gesù Cristo e della sua pace, sono i fratelli santi, Cirillo monaco e Metodio vescovo. Fanno parte della schiera numerosissima dei missionari e degli apostoli della fede cristiana, ma la loro santità, che ulteriormente li affratella, è legata alla divina e umana sapienza con cui hanno espletato il loro ministero. Hanno compreso appieno che con la fede cristiana vanno coniugati altri valori di civiltà e di crescita, che mirabilmente concorrono ad elevare tutto l'uomo verso Dio. La sapienza cristiana, dono dello Spirito Santo, messa a servizio dell'uomo e di intere popolazioni, diventa motivo di crescita sia nel campo della fede, sia in tutto ciò che giova ad elevare la qualità della vita in tutti i suoi aspetti. Si diventa così, come è accaduto per due grandi, che oggi celebriamo, annunciatori della verità di Dio, costruttori di pace, animatori di un sano progresso. Gli strumenti sono quelli di sempre, quelli che, lo stesso Signore ha affidato ai suoi, cambia però il modo di porgerli e di realizzarli nella concretezza della storia, nel confronto con culture diverse, con tradizioni diverse, con lingue diverse. I popoli slavi, particolarmente hanno goduto della santità dei due eroi della fede, ma l'Europa intera, li venera e li ricorda con viva e perenne gratitudine. Per questo l'attuale pontefice nel 1980 li ha proclamati patroni del nostro continente, additandoli ad esempio per tutti coloro che hanno il compito di promuovere la crescita degli uomini del nostro tempo, sia nell'ambito religioso, sia in quello civile ed umano. Il Parlamento Europeo nella bozza di costituzione, proposta in questi giorni, sembra abbia dimenticato completamente la storia soprattutto misconosce l'influsso innegabile del cristianesimo sulla nostra civiltà. Cirillo e Metodio, patroni d'Europa, non fanno più parte del parlamento europeo, sono stati indebitamente espulsi e non solo loro due!


Per le letture del giorno:

Siate santi perché Io sono santo.

È il Signore che parla a Mosè. Ribadisce le sue leggi indicandole come via unica alla santità. Il Signore Gesù però verrà a liberarci dalla schiavitù della legge per indicarci la via aurea dell'amore. Lo dichiara apertamente S. Paolo scrivendo ai Galati: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù”. La verità di Cristo è fonte sicura di liberazione, il suo amore è redenzione, il nostro amore a Dio e al nostro prossimo diventa per noi motivo di merito e di comunione con Gesù redentore. La scena del giudizio finale, che il Vangelo odierno ci prefigura, ci conferma in questa verità. L'amore che concretamente e gratuitamente abbiamo offerto al nostro prossimo più indigente, Gesù lo ritiene come fatto a se. Egli ci vede il pieno adempimento, non più di un precetto o di una legge, ma del comandamento nuovo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. Il nuovo propulsore della vita del cristiano non è più la paura della legge e delle relative sanzioni, ma solo ed unicamente la cognizione e la pratica dell'esempio che Gesù ci ha offerto con il dono della sua vita per noi. L'amore a Dio e l'amore al nostro prossimo quasi si fondono in Uno e ci danno la pienezza della comunione. Ecco perché nel giorno del giudizio ci sentiremo dire: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Da questa identificazione di Gesù con i poveri e i derelitti della terra possiamo trarre la gioiosa conclusione che Egli è vivo e presente in mezzo a noi ad assolvere il compito eterno di redimere tutte le nostre miserie e le nostre povertà. Dovremmo anche concludere che Egli ci vuole indicare una via di comunione che completa e vivifica quella sacramentale eucaristica. Dobbiamo imparare a riconoscerlo con la stessa fede sia nell'Ostia consacrata sia negli stracci logori del povero.

Apoftegmi - Detti dei Padri

«Poni alla porta del tuo cuore un cherubino con la spada infuocata».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Se dunque gli occhi del Signore scrutano buoni e cattivi (Pr 15,3) e se il Signore dal cielo si china sugli uomini per vedere se esista un saggio, se c'è uno che cerchi Dio (Sal 13,2), e se dagli angeli a noi assegnati, quotidianamente, giorno e notte, vengono riferite le nostre azioni al Signore nostro Creatore, allora dobbiamo essere continuamente vigilanti, fratelli, affinché il Signore, come dice il profeta nel salmo, non ci veda mai volti al male e diventati inutili (Sal 13,3 Volg.); e, se anche ci perdona adesso perché è misericordioso e aspetta che ci convertiamo, non debba poi dirci un giorno: «Hai fatto questo e io ho taciuto» (Sal 49,21 Volg.).


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