Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 02 gennaio 2005

Si è fatto come noi.

«Dov'è il re dei Giudei che è nato?». E' l'interrogativo del Magi, ma anche l'attesa ansiosa che si protrae da quando l'essere umano ha sentito il bisogno di una guida sicura e di una liberazione totale dai mali l'affliggono. I magi diventano i prototipi di tutti i cercatori di Dio e in particolar modo dei cercatori del Dio incarnato. È significativo che questi vengano da lontano e appartengano ad un mondo pagano. La fede colma tutte le distanze e annienta le appartenenze decretate solo dagli uomini. Il presepe non ha porte, è una chiesa aperta dove tutti sono accolti se mossi dalla fede o almeno da un vago bisogno di incontrare il Dio vero. Non mancano mai difficoltà e contrasti per chi si mette sui percorsi del Signore. Capita ancora di incontrare, dopo la luce della stella, un Erode, preoccupato solo del suo umano potere e pronto a tutto quando suppone che qualcuno, anche un bambino inerme, possa insidiarlo. Ancora oggi quando la chiesa è considerata solo come potere umano, incontra ovunque accaniti oppositori che inscenano selvagge persecuzioni. Quelli non sanno però che le migliori epifanie la chiesa le vive quando viene insanguinata nei suoi martiri. Il Signore risponde appieno alle attese dei popoli; le delusioni provengono mai dalle sue limpide epifanie, ma solo dall'incoerenza dei suoi, che non riescono a manifestarlo al mondo con la stessa chiarezza. Forse ancora oggi nell'era delle grandezze, molti rimangono delusi dalla sconcertante povertà e umiltà del presepio e dalla quella misteriosa incarnazione che ci mostra ancora un bambino povero, avvolto in fasce in una mangiatoia. È nostro compito di credenti fugare ogni dubbio con la coerenza della vita, con l'incondizionata fedeltà. Ognuno di noi dovrebbe essere per l'altro una gioiosa epifania. Lo diventiamo se siamo portatori di Cristo e suoi testimoni credibili.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse abba Eulogio: «Non parlatemi dei monaci che non ridono mai. Non sono seri».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO

Innanzitutto chiedi con preghiera insistente che sia lui a portare a compimento ogni opera buona che ti accingi a fare; perché egli, che si è degnato di annoverarci nel numero dei suoi figli, non debba mai rattristarsi per la nostra indegna condotta. Dobbiamo infatti obbedirgli sempre, avvalendoci dei doni che ci ha fatto, in modo che egli non debba un giorno, non soltanto come padre sdegnato privarci dell'eredità dei figli, ma neppure, come padrone tremendo, irritato dalle nostre colpe, consegnarci alla pena eterna, quali servi malvagi che non hanno voluto seguirlo alla gloria.


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