Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 19 ottobre 2004

Vigilanza nello spirito

Continua il discorso di Gesù ai discepoli, alla folla, a tutti. Questa volta dopo l'ammonimento a lasciare le ricchezze per prepararci un tesoro nei cieli, Gesù ci invita e ci dice come attendere l'ora dell'incontro definitivo con Lui nel Paradiso. L'esistenza cristiana è appunto attesa di Colui che deve venire, che deve tornare. L'attesa diventa motivo e coraggio per affrontare le prove della vita, per darne un senso; e la vigilanza orante è un'arma per non cadere nella sfiducia, nella noia, nella stanchezza, nell'accomodarci nello stato di vita in cui ci troviamo... tanto chissà quando verrà..., ma Gesù dice: "Vegliate e pregate per non cadere in tentazione". Nel Brano odierno del Vangelo, Gesù si paragona a un padrone che va ad un banchetto di nozze. Nella cultura ebraica il banchetto può prolungarsi anche per diversi giorni, ma egli deve far ritorno a casa e nemmeno lui sa quando. "Nemmeno il Figlio dell'uomo sa qual è l'ora". Così tra l'Ascensione e la sua prossima venuta intercorre un tempo di attesa, tempo di conversione, la storia diventa luogo di salvezza, la notte ricorda la Pasqua, il passaggio dalla schiavitù alla libertà ma ci ricorda anche la morte fisica e spirituale. Notte di veglia per Dio quando liberò Israele dagli egiziani, così avviene con noi, anche se non ce ne accorgiamo Dio veglia con noi.
Questo servo ama il padrone e chi ama non riesce a prendere sonno finché l'amato non torna a casa e nell'attesa lo spirito si affina fino a sussultare al primo rumore, al primo segnale della presenza di Dio. Il tempo che il servo dona con amore al padrone rifluisce su lui stesso in tempo di vita eterna, infatti la gioia del padrone diventa la gioia del servo. Tanto che il padrone diventa servo. Questo scambio d'amore tra l'Atteso e chi attende diventa unità, beatitudine.
"Non vi ho chiamati più servi perché il servo non sa quello che fa il padrone ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l' ho fatto conoscere a voi".
Gesù non ci pone trabocchetti, anzi,da buon amico ci dà un consiglio su come attendere la sua venuta: "Pronti", "cintura ai fianchi", "lucerne accese".
Il servo si cinge i fianchi per non avere il passo intralciato dall'abito, con la lucerna accesa perché non vada a tentoni quando correrà ad aprire la porta.
"Cinto i fianchi con la verità, rivestito di giustizia, calzando lo zelo per annunciare il Vangelo della pace". Questo servo è un uomo di pace perché non obbedisce per osservare una legge, perché si sente schiavo, ma per amore al padrone. Così pur dovendo servire lo fa non con lo spirito da schiavo, ma con lo spirito dei figli di Dio che è spirito di libertà, di amicizia, di pace.
"Qui non c'è più greco o giudeo, non c'è più schiavo né libero, non c'è più uomo né donna poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù".
Il nostro santo Padre Benedetto scrive la Regola proprio per aprire una scuola del servizio del Signore (Pr. 45) dove ci vuole insegnare l'arte di servire Cristo nei fratelli. Quando il servizio è fatto per amore a Cristo ci aiuta ad essere liberi da noi stessi, dalla nostre piccole vedute per rientrare nelle più ampie vedute dell'occhio di Dio che agisce tramite uomini. Cosicché servire è regnare.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse un anziano: «L'umiltà non è uno dei piatti del festino, ma il condimento che insaporisce tutti i piatti».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CHE NESSUNO PARLI DOPO COMPIETA

In ogni momento i monaci devono coltivare il silenzio, ma soprattutto nelle ore notturne. Perciò in tutti i tempi, sia nei giorni di digiuno che nei giorni del doppio pasto, ci si regoli così: se è un giorno in cui c'è il pranzo, i fratelli, appena alzatisi da cena, si riuniscano tutti insieme e uno legga le Collazioni o le Vite dei Padri o altro testo che edifichi chi ascolta; ma non i primi sette libri della Bibbia o i libri dei Re, perché alle menti deboli non sarebbe utile udire a tale ora queste parti della Scrittura, le quali tuttavia si devono leggere in altri momenti. Se invece è giorno di digiuno, dopo la celebrazione dei Vespri, fatto un breve intervallo, si riuniscano subito per la lettura delle Collazioni, come abbiamo detto sopra; se ne leggano quattro o cinque fogli o quanto l'ora permette, per dare modo a tutti, durante il tempo della lettura, di radunarsi insieme, anche quelli occupati in qualche ufficio loro assegnato.


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