preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
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] Viene la sera, il luogo è deserto (éremos), cioè distante dai "villaggi" abitati, perché siamo certamente intorno al lago di Galilea la localizzazione tradizionale è Tabga , e poco dopo si dice che le folle si sdraiano sull'erba, quindi non sono in un "deserto"; eppure la scelta del termine può davvero evocare il deserto dell'esodo, e il dono della manna.
I discepoli vorrebbero che Gesù "congedasse" le folle (apolýo, un verbo che ricorre sei volte nella sezione dei pani: 14, 15.22.23; 15, 23.32.39). ci si congeda dalla fine di un banchetto: Gesù, che non è andato in cerca delle folle, non vuole però "mandarle via" a mani vuote. Lo stesso verbo apolýo è quello usato per il divorzio (1, 19; 5, 31s.; 19, 3-9): da questo si può dedurre che il banchetto messianico è anche un banchetto nuziale, e il Figlio di David lo sposo (cf. 9, 15). La preoccupazione dei discepoli per le folle è buona, ma Gesù ha un pensiero molto più profondo, che li pone di fronte ad una responsabilità nuova per loro: "Date voi loro da mangiare". I discepoli non sanno come potrebbero fare questo, benché la loro sorpresa, in Matteo, abbia un effetto assai più ridotto che in Marco. Hanno soltanto "cinque pani e due pesci". Nella seconda moltiplicazione, i pani saranno sette (15, 34): forse si può sommando i pani ai pesci (5+2), ottenere lo stesso risultato. Del resto, il pesce diventerà presto un simbolo eucaristico non meno del pane, come si vede proprio dal bellissimo mosaico bizantino conservato presso l'altare della Chiesa di Tabga. Inoltre, nel deserto, i figli di Israele erano stati miracolosamente sfamati non solo dalla manna ma anche dalle quaglie, e molti dettagli di questo racconto ricordano il banchetto pasquale: l'erba ("verde" secondo Mc 6, 39), che in terra d'Israele rimanda al tempo primaverile; e l'aggiunta finale di Matteo: "cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini", che è una voluta reminiscenza di Es 12, 37.
Cinque pani (e due pesci) per cinquemila uomini sono certo un'inezia. Ma è sufficiente "portarli a Gesù" ("Portatemeli qui" è un ordine mattano, che mette in risalto la sua signoria: i discepoli non devono far altro che obbedirgli). È vero che è chiesto ai discepoli di sfamare la folla (14, 16), ma essi possono farlo solamente passando attraverso Gesù, portando a lui quel poco che hanno, per ottenerlo moltiplicato, potremmo anche dire trasfigurato.
Gesù prende i pani (e anche i pesci, benché non siano poi distribuiti!), dice la benedizione con gli occhi rivolti verso il cielo, li spezza e li dà ai discepoli. Tutti gesti semplicissimi, che appartengono alla berakhà ebraica di ogni giorno sul pane: "Benedetto sei tu Signore, re del mondo, che fai uscire il pane dalla terra" (questa, per lo meno, la sua formulazione ancora attuale). Non si benedice il pane, ma Dio che lo fa "uscire" dalla terra, con l'uso di un verbo che ovviamente ricorda ancora l'esodo, ma soprattutto la sovrana libertà del "Signore, re del mondo" di produrne quanto lui vuole, e quindi di moltiplicarlo a suo piacimento. Sono anche le stesse parole, gli stessi gesti, che prefigurano l'istituzione dell'eucarestia (termine greco, come si sa, equivalente all'ebraico berakhà, "benedizione"): 26, 26.
"Tutti mangiarono e furono ben sazi": non solo, ma si raccolgono dodici ceste piene di pezzi avanzati, segno che Dio non misura mai i suoi doni con il bilancino, agisce sempre con magnanima sovrabbondanza. I numeri che sono dati qui (cinquemila uomini, dodici ceste) fin dall'antichità hanno intrigato molto gli interpreti. È vero che non bisogna forzarli a tutti i costi entro uno schema interpretativo, ma è anche verosimile che un autore antico non sparasse dei numeri a caso.
(da A. MELLO, Evangelo secondo Matteo, Qiqajon 1995, 269-270)
La fiducia e la speranza che Dio lo ama. "Soltanto non abbatterti – dice Giovanni Crisostomo al figlio spirituale Teodoro - Ecco ciò che non smetterò di ripeterti ogni volta che ti parlerò, ovunque ti vedrò; ed è ciò che ti farò dire da altri". La cosa peggiore è "la disperazione che leva la fiducia in coloro che sono caduti".
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Non odiare nessuno. Non nutrire gelosia. Non assecondare l'invidia. Non amare i litigi. Fuggire l'alterigia e l'arroganza. Venerare gli anziani. Amare i giovani. Nell'amore di Cristo pregare per i nemici. Tornare in pace con chi si è in contrasto prima che tramonti il sole. E della misericordia di Dio non disperare mai.
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