Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 13 maggio 2004

Rimanete nel mio amore.

Amare e sentirsi amati è una della aspirazioni più profondi, importanti ed urgenti nella vita di ogni essere umano e ciò sia nelle nostre mutue relazioni, sia soprattutto nei confronti del Signore. Il contrario è sempre motivo dei un profondo ed insanabile malessere, che spesso degenera in depressione, solitudine e abbandono. L'amore che Cristo ci ha donato è il massimo che si potesse desiderare e sperare e ciò per due fondamentali ragioni: egli come figlio di Dio, identificandosi con lui nella stessa natura, è la fonte inesauribile dell'amore; inoltre la sua testimonianza, offertaci con l'incarnazione e con la sua passione morte, non poteva essere più grande e più evidente. Egli stesso ci offre la misura dell'amore quando afferma solennemente: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". Egli ha dato la vita prima umiliandosi nella carne e poi soffrendo volontariamente l'immolazione sul patibolo della croce. Così egli ci ha immersi nuovamente nel cuore stesso di Dio, pagando con la sua vita il prezzo del nostro riscatto. Comprendiamo allora l'accorato appello che oggi Egli rivolge a tutti noi: "Rimanete nel mio amore", comprendiamo anche l'immensità e la perfezione di quell'amore: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi". Questo incalcolabile dono è la condizione indispensabile per vivere in comunione con Lui, ma è anche la forza interiore che ci consente di osservare i suoi comandamenti, non più per paura o timore, ma solo perché convinti che quanto egli ci propone è la cosa migliore per noi. Come l'amore che ci viene donato è della stessa natura e della stessa intensità con cui Padre e Figlio vivono l'intimità divina, così anche la nostra obbedienza a Cristo deve avere le stesse caratteristiche di quella praticata da Gesù nei confronti del Padre suo. Dalla consapevolezza di essere amati e dalla certezza di essere noi capaci di amare sgorga la vera gioia nel cuore dell'uomo: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". Quanto rammarico nel costatare invece le nostre angosce, le nostre infelicità, i nostri persistenti e interiori tormenti! Abbiamo dissertato l'amore e abbiamo spento la gioia.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: Siamo condannati non perché in noi si insinuano pensieri cattivi, ma perché facciamo cattivo uso dei nostri pensieri. Infatti per colpa dei nostri pensieri ci accade di naufragare, ma al contrario a causa loro possiamo anche ricevere un premio.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI

L'acqua alle mani la versi agli ospiti l'abate; i piedi a tutti gli ospiti li lavino sia l'abate che tutta la comunità; e, terminata la lavanda dei piedi, dicano questo versetto: «Abbiamo ricevuto, o Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio» (Sal 47,10 Volg.). Si usi una particolare attenzione soprattutto nell'accogliere i poveri e i pellegrini, perché nelle loro persone si riceve Cristo in modo speciale, mentre la soggezione per i ricchi di per se stessa spinge a rendere loro onore.


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