Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 06 maggio 2004

Accogliere Cristo e Colui che l'ha mandato.

Gesù deve costatare che sono in molti coloro che non lo comprendono, non l'accolgono, lo contestano e addirittura tramano contro di Lui. Non smette però di proclamare la sua origine divina e la sua identità con il Padre. Arriva a dire che chi l'accoglie, chi lo riconosce, chi ascolta la sua parola e la mette in pratica, accoglie Dio stesso, il Padre che l'ha inviato. Appare evidente anche ai nostri giorni che l'uomo, a seguito del peccato, soffre di una acuta forma di sordità e cecità spirituale. I segni e le opere che Gesù compie dovrebbero essere più che sufficienti a smuovere le coscienze e ad alimentare la fede, eppure quanta insensibilità, quanta durezza di cuore. Il preannuncio del tradimento di uno dei suoi, di Giuda Iscariota, diventa quindi il primo atto di tanti e tanti altri che si consumano nella storia della chiesa e del mondo. Un tradimento che risulta particolarmente grave ed assurdo proprio perché consumato da uno dei prescelti e prediletti. Nelle parole accorate del Signore, a mo' di contrasto, c'è poi in chiaro riferimento a coloro che invece saranno disposti a dare la vita come suprema testimonianza di fedeltà. Saranno i martiri a somigliare in modo particolare al primo martire divino, tanto è vero che la chiesa nei primi tempi, riteneva santi soltanto i martiri. L'accoglienza, nel suo significato più ampio e coinvolgente è l'impegno inderogabile del cristiano, è questo il modo concreto di entrare in una vera evitale comunione con Cristo e tramite Lui con la Trinità. È questa ancora la via della fedeltà, la santa energia che consente l'uomo la sua rinascita, la vita nuova.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano diceva: Per questo non facciamo progressi, perché non conosciamo i nostri limiti e non abbiamo pazienza nel compiere l'opera che abbiamo intrapreso, ma vogliamo entrare in possesso della virtù senza alcuno sforzo.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA

Veramente la vita del monaco dovrebbe avere in ogni tempo un tenore quaresimale; tuttavia, dato che questa virtù è di pochi, raccomandiamo che almeno nel periodo di Quaresima ognuno si impegni a custodire la propria vita con la più grande purezza, e insieme a riparare in questi santi giorni le negligenze degli altri tempi dell'anno. Ora, tutto questo lo possiamo attuare in maniera degna se ci asteniamo da ogni peccato e ci dedichiamo alla preghiera con le lacrime, alla lectio divina, alla compunzione del cuore e all'astinenza.


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