preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Vedere Cristo è abbracciarlo prima con la fede e poi con tutta la nostra vita. È l'intensità del suo amore, è il bisogno di comunione che ci consente di fonderci con lui. Noi vediamo solo un po' di pane e poche gocce di vino, ma, illuminati dalla fede, sappiamo la storia che narrano e racchiudono. Un mistero che si svela solo con l'esperienza, quando la sua e la nostra storia, trovano costanti punti di somiglianza e motivi di comunione, quando sentiamo che, nutriti del corpo e del sangue di Cristo, sorbiamo germi viventi di immortalità e di risurrezione. Più che fare comunioni il Signore ci invita ad essere e diventare eucaristia con Lui, già durante il faticoso ed aspro pellegrinaggio terreno. Ciò affinché la sua volontà si compia in noi ed Egli possa adempiere per tutti la volontà del Padre. Ci appare evidente che il piano della salvezza e i frutti della redenzione si possono attuare efficacemente in noi solo a condizione che la vita del risorto si trasfonda in ciascuno di noi per mezzo di quel pane, che è la stessa carne di Cristo. Forse siamo ancora incantati e perplessi dinanzi ad una piccola ostia, troppo piccola per sfamare il mondo, troppo piccola per contenere tutta la storia di Cristo e tutta la storia dell'umanità, troppo piccola per essere il segno visibile reale di un amore infinito, piccola anche per poter essere garanzia di una vita nuova e caparra di salvezza eterna. Anche a noi capita di vedere senza credere, di mangiare senza nutrirci, di prendere ostie consacrate e sentire solo il sapore del pane o bere il suo sangue senza sentire fluire dentro la divinità. Eppure in ogni eucaristia Cristo ripete senza stancarsi mai che egli, per mandato del Padre, vuole la salvezza di tutti, vuole che tutti risorgano a vita nuova, tutti possano aspirare alla vita eterna nella beatitudine perfetta. Viviamo in una umanità denutrita, viviamo tra affamati e assetati, ma non siamo capaci di nutrirci di Dio, il pane rimane sulla mensa, viene carcerato nei piccoli tabernacoli e fuori si geme. Quel pane spezzato nella cena e fecondato sulla croce è da mangiare per vivere, per credere, per amare e per sentirsi amati. Sono le nostre urgenze: Egli ci attende per un banchetto di gioia. Siamo tutti invitati.
La buona educazione non consiste nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel mostrare di non accorgersi se un altro lo fa.
QUELLI CHE SBAGLIANO IN UNA QUALSIASI ALTRA COSA Se qualcuno, mentre compie un lavoro qualsiasi - in cucina, nella dispensa, nei vari servizi, nel mulino, nell'orto o nell'esercizio di qualche arte o in qualunque altro luogo - commette fallo, o rompe o perde qualche attrezzo, oppure manca in qualsiasi altra cosa ovunque si trovi, e non si presenta subito davanti all'abate e alla comunità per fare spontaneamente la soddisfazione e manifestare la sua mancanza, quando questa sarà riferita da altri, venga sottoposto a più severo castigo. Se però si tratta di un peccato nascosto nel segreto della coscienza, lo si manifesti soltanto all'abate o ai seniori spirituali, che sappiano curare le piaghe proprie e le altrui, senza svelarle e renderle di pubblico dominio.
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