preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Due eventi, due annunci, due confessioni quasi contrastanti tra loro. Pietro, per divina rivelazione, proclama solennemente che Gesù è il Cristo, l'Inviato del Padre. Gesù preannuncia la sua passione. Colui che viene riconosciuto da Pietro come Figlio di Dio, l'Unto del Signore, dovrà sottoporsi ad una crudele tortura fina alla morte e alla morte di croce. Al Cristo Pietro, e gli altri apostoli con lui, gli attribuivano, annessa alla sua missione di salvatore e redentore del mondo, forza e potenza soprannaturali; ne erano i diretti testimoni in molte occasioni diverse. Come credere allora che sarà riprovato dagli scribi e dai farisei e poi venire ucciso. Come conciliare potenza e sconfitta totale, il compito della redenzione e morte? Ecco che comincia a balenare lo scandalo della croce e il dubbio della fede nonostante la proclamazione della divinità del Cristo. Sono le arcane sorprese di Dio, i misteri che ci sconvolgono, l'amore che non ha misura e l'umiltà che giunge fino all'annientamento. Neanche la buona fede di Pietro può giungere a tali dimensioni che trascendono ogni logica umana. Il rimprovero che Gesù muove al suo Apostolo è più che meritato, ma avremmo una grande voglia di esprimere la nostra solidarietà al povero Pietro perché anche noi spesso pensiamo secondo gli uomini e non secondo Dio. La fede ha il suo velo e bisognerà attendere la luce radiosa della risurrezione perché il mistero della morte sia squarciato definitivamente e la gioia della vita abbia il suo trionfo. È questo il peso e la misura del peccato, è questa la misura dell'amore, il dono della vita. La passione è infatti l'amore che soffre e che s'immola, è gratuità e dono.
«Abba Poemen disse: "Conosco un fratello a Scete che per tre anni digiunò di due giorni in due giorni, tuttavia non riuscì a vincere. Quando però lasciò stare il digiuno per due giorni interi e cominciò a digiunare solo fino a sera, ma con discernimento, allora riuscì a vincere". Quindi mi disse abba Poemen: "Mangia senza mangiare, bevi senza bere, dormi senza dormire, agisci con te stesso con discernimento, e troverai riposo"».
L'UMILTÀ Il sesto gradino dell'umiltà si sale quando il monaco si accontenta delle cose più povere e spregevoli e in ogni incarico che gli viene affidato si considera un operaio cattivo e indegno, facendo proprie le parole del profeta: «Sono stato ridotto a nulla e sono diventato uno stolto; davanti a te stavo come una bestia: ma io sono sempre con te» (Sal 72,22-23a Volg.).
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