preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Sappiamo molto poco dell'infanzia di Gesù. I pochi tratti dei Vangeli ci illuminano però sufficientemente: dopo l'annuncio dell'Angelo a Maria, dopo gli eventi prodigiosi della sua nascita nella povertà di una grotta, dopo la fuga in Egitto, Gesù, ormai dodicenne ci riapparirà nel tempio all'insaputa dei suoi genitori che angosciati lo cercavano da tre giorni, mentre ascoltava ed interrogava i dottori della legge. L'episodio di oggi ce lo mostra ancora nel tempio e ci fa udire la voce di una anziana donna, la profetessa Anna, che vede, loda ed annunzia la nascita e la venuta del Bambino di Maria, additandolo come Messia e Salvatore: "Si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme". Questa santa donna ci vuol dire che è nostro dovere, dopo aver contemplato le meraviglie della grazia divina nella sua incarnazione, nel suo Natale, diventare annunciatori e testimoni di Cristo. Non è possibile ricevere gratuitamente tanto amore e poi non espanderlo e diffonderlo ai fratelli. Ci accorgiamo ogni giorno che il nostro mondo, gli uomini che popolano la terra, soffrono di asfissia d'amore e cadono nelle morse della violenza e dell'odio. Tocca a noi cristiani praticare concretamente il comandamento che Gesù ci ha dettato: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato". Particolarmente i più piccoli, i bambini e gli adolescenti hanno bisogno di tale nutrimento per crescere come Gesù in età, sapienza e grazia presso Dio e presso gli uomini. Sono loro il futuro dell'umanità e la speranza della chiesa del domani. C'è fame nel mondo in molte parti, ma che più urge e prima del pane, è ancora l'amore, quello che Maria ha riversato in pienezza nel suo Figlio e che lei da lui riceveva.
Il padre Teoflo arcivescovo si recò un giorno al monastero. I fratelli riunitisi dissero al padre Pambone: "di' al papa una parola di edificazione". L'anziano rispose: "se il papa non è edificato dal mio silenzio non potrà esserlo dalle mie parole".
NON TUTTE LE NORME PER LA PERFEZIONE SONO CONTENUTE IN QUESTA REGOLA Questa Regola noi l'abbiamo tracciata perché, osservandola nei monasteri, diamo una qualche prova di buoni costumi e di un inizio almeno di vita monastica. Per chi però vuole affrettarsi verso la perfezione della vita monastica, ci sono gli insegnamenti dei santi padri, la cui osservanza conduce l'uomo al culmine della santità. Quale pagina infatti o quale parola di autorità divina sia dell'Antico che del Nuovo Testamento non è norma sicurissima di condotta per la vita umana? O quale libro dei santi padri cattolici non insiste perché si corra per la via diritta verso il nostro Creatore? Così pure le Collazioni dei padri, le Istituzioni, le loro Vite e ancora la Regola del nostro santo padre Basilio, che altro sono se non strumenti di virtù per monaci fervorosi e obbedienti? Ma per noi, monaci svogliati, cattivi e negligenti, tutto ciò è motivo di rossore e di vergogna.
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