preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Per noi credenti l'espressione: "incinta per opera dello Spirito Santo" suona suadente e comprensiva perché la fede ci sostiene, ma come poteva Giuseppe, il promesso sposo di Maria, capire appieno quel grande mistero che si stava compiendo in lei? Le voci umane non sono assolutamente sufficienti a spiegare i misteri di Dio e gli occhi degli uomini si fermano talvolta, inesorabilmente, alle apparenze, da cui pensano di trarre l'evidenza dei fatti. Così gli uomini spesso si giudicano e si distruggono. Occorre perciò che a soccorso dei dubbi di Giuseppe intervenga ancora la voce di un Angelo del Signore a ripetere e scandire le verità riguardanti la prodigiosa maternità della vergine Maria. Ci sorprende nella vicenda il suo silenzio; viene da pensare che talvolta il Signore prima ci coinvolge nei suoi misteriosi piani, mettendoci poi nei guai nei confronti degli uomini. Ancora una volta ci appare come i due protagonisti di un grande progetto di salvezza, siano coinvolti nella sofferenza del dubbio e nel rischio di un ripudio. Che sia un anticipo della passione del Cristo? Un invito a comprendere che per essere con lui sia necessario diventare realmente partecipi della sua storia? O forse ci si vuol dire che essere privilegiati da Dio non significa avere di conseguenza una garanzia di immunità dal dolore e dalla sofferenza? Certo è che la prediletta del Signore sarà la prima a condividere profondamente il martirio del figlio suo e la ritroviamo, dopo una serie di dolorose vicende, ai piedi della croce a offrire con gesto sacerdotale la vittima a Dio.
I monaci chiesero all'abba: "che cos'è la maldicenza?". Risposta: "misconoscere la gloria di Dio e invidiare il prossimo".
IL PRIORE DEL MONASTERO Perciò noi abbiamo ritenuto necessario, per salvaguardare la pace e la carità, che dipenda dalla volontà dell'abate tutta l'organizzazione del monastero. E, se è possibile, tutte le esigenze del monastero siano regolate, come abbiamo già stabilito, per mezzo dei decani, secondo le disposizioni dell'abate, cosicché, quando gli incarichi sono divisi tra più persone, nessuno abbia occasione di insuperbirsi. Se però le condizioni locali lo esigono, se la comunità per giusti motivi ne fa umilmente richiesta e se l'abate lo giudica utile, egli stesso, con il consiglio di fratelli timorati di Dio, scelga chi vuole e se lo costituisca priore. Da parte sua questo priore esegua con rispetto quanto gli sarà comandato dal suo abate, senza permettersi nulla che sia contro la volontà o le disposizioni dell'abate; perché, quanto più è preposto agli altri, tanto più bisogna che osservi con maggior impegno le prescrizioni della Regola.
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