preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù piange su una duplice immane sciagura che sta per colpire la città santa. Gerusalemme: non ha compreso la via della pace, ormai nascosta ai suoi occhi e per questa ragione è ormai già votata alla distruzione. Gli abitanti di quella città non hanno riconosciuto il tempo in cui sono stati visitati. Sant'Agostino soleva ripetere: "ho paura del Signore che passa!" Gesù sta percorrendo da anni le vie della Palestina predicando un Vangelo di conversione; egli si è presentato come il Messia, l'Inviato del Padre, la via della riconciliazione e della pace. Non è stato però compreso e proprio gli abitanti di Gerusalemme, la città prediletta da Dio, saranno gli esecutori di un assurdo giudizio e di una crudele condanna nei confronti del Cristo. Non hanno compreso la via della pace! Sollecitati alla fede con i segni e i prodigi sono rimasti colpevolmente nella loro ottusa cecità. Non ha più senso esistere quando si perde lo scopo per cui si è stati fatti; non avrà più senso quella città e neanche il suo tempio, luogo della dimora di Dio. Non resterà che pietra su pietra. Una chiesa senza Cristo e senza fedeli è solo pietra. È una gravissima responsabilità non riconoscere il tempo della visita del Signore. È venuto, ha bussato alla porta del tempio dove sembrava tutti l'attendessero, ma nessuno gli ha aperto. Si è rifugiato in una grotta e di lì, su quella roccia ha edificato la sua chiesa.
L'Abba Pastor disse: Proprio come il fumo fa uscire le api dall'alveare in modo che il miele venga loro sottratto, così una vita comoda priva l'anima dell'uomo del timor di Dio e cancella tutte le sue opere buone.
GLI ARTIGIANI DEL MONASTERO Se nel monastero vi sono degli artigiani, esercitino la loro arte in tutta umiltà e solo con il consenso dell'abate. Se però qualcuno di loro si insuperbisce per la perizia acquisita nella sua arte e perché pensa di recare una qualche utilità al monastero, costui sia sospeso da quell'attività e non torni ad esercitarla se prima non si sarà umiliato e l'abate non glielo avrà concesso di nuovo
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