Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 21 ottobre 2003

Li metterà a tavola e passerà a servirli

Gesù usa spesso l'immagine del banchetto nuziale per intendere le realtà future. Troviamo, in questo riferimento degli aspetti diversi. Egli stesso si presenta più volte come invitante, invitato e cibo. Oggi nel brano evangelico Gesù si propone come padrone e servitore. La sua trasformazioni ed il passaggio di ruoli indica, nell'impassibilità divina, che nella gloria eterna futura tutte le nostre realtà vengono trasformate in Cristo. Lo stesso Gesù, guardando i suoi apostoli subito prima dell'ora suprema del suo sacrificio e nonostante conoscesse le loro debolezze, non esiterà a chiamarli amici e non più servi. E' la prefigurazione dell'unione con il Signore che sarà piena e totale nell'accettazione da parte nostra del suo messaggio. La trasformazione allora sarà la conseguenza della nostra resurrezione alla vita eterna. Come la Potenza di Dio trasformerà i nostri corpi così noi sapremo entrare nella nuova comunione con Cristo per opera dello Spirito Santo. Proprio alle conseguenze della resurrezione allude in modo figurato Gesù, quando parla di questa trasformazione da servitori a commensali. Il mistero pasquale di Cristo, della sua Passione, Morte e Risurrezione ci aiuta comprendere questo brano e a capire cosa significhi essere commensali del Signore. La promessa futura è l'impegno alla nostra vita quotidiana ed al saper superare le difficoltà che essa ci pone.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello interrogò un anziano: «Che fare? Una moltitudine di pensieri mi fa guerra e non so come resistere». Disse l'anziano: «Non lottare mai contro tutti, ma contro uno solo. Poiché tutti i pensieri degli uomini hanno una testa sola. Bisogna dunque esaminare quale sia realmente quell'unico pensiero e quale la sua natura, poi lottare contro di esso. Allora tutti gli altri pensieri perderanno la loro forza».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA

Quando è l'ora dell'Ufficio divino, appena si sente il segnale, si lasci subito quanto si ha tra le mani e si corra con la massima sollecitudine, ma sempre con gravità, per non dare adito alla leggerezza. Nulla quindi si anteponga all'Opera di Dio. Se qualcuno alle Vigilie notturne arriverà dopo il Gloria del salmo 94 - che appunto per questo vogliamo sia detto in modo molto pacato e lento - non occupi in coro il posto suo, ma se ne stia all'ultimo oppure in disparte, in un posto che l'abate avrà destinato proprio per tali ritardatari, in modo che sia visto da lui e da tutti, fino a che, terminato l'Ufficio divino, dia soddisfazione con una pubblica penitenza.


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