Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 06 aprile 2003

Guadagnare o perdere la vita.

Il Signore Gesù, durante la sua passione, proclamò solennemente: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Quello che Cristo dice di se stesso vale anche per ogni cristiano. Anche noi dovremmo affermare con tutta la nostra fede, che la nostra vera dimora, la nostra vera vita non è su questo mondo, non è di quaggiù. Sappiamo che i nostri giorni sono come ombra che passa e siamo tutti in cammino verso la patria ultima e definitiva, legati per sempre all'eternità. Alla luce di questa fondamentale verità possiamo comprendere l'affermazione di Gesù: "Chi ama la sua vita la perde e chi odia la vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna". Gesù in persona ci offre la più completa lettura della verità che egli proclama. Egli è giunto all'ora della sua passione per convincere l'uomo del valore immenso della propria anima e del primato che deve affermare sulla propria salvezza eterna. Egli per questo è venuto, per questo sta affrontando la passione e la morte, così egli sta glorificando il Padre celeste. Il principe del male sta per essere cacciato dal mondo e il crocifisso sta per diventare il segno della nostra universale salvezza. Quella croce e colui che vi è affisso, diventano il segno di una sicura vittoria: "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". La croce diventa la sintesi della storia: da segno di umiliante condanno e di morte, si trasformerà in vessillo di vittoria e transito dei risorti. Quella morte ci ha ridato la vita. Non deve indurci in errore il fatto che Gesù ci chieda di odiare la nostra vita in questo mondo: ci offre la migliore interpretazione l'evangelista S. Giovanni quando contempla in visione apocalittica la schiera di coloro che sono adorni di vesti candide e seguono l'Agnello. Questi, egli afferma, sono coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello e hanno disprezzato la vita fino a morire. La vita che è un dono come dono va vissuto e offerto a Colui che ce l'ha donata nella gratuità e nell'amore. Va spesa con amore e gratuità!


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: «Padre, dimmi come si deve pregare, perché ho molto irritato Iddio». L'anziano gli disse: «Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SETTIMANARI DI CUCINA

Chi sta per uscire di settimana, il sabato faccia le pulizie; lavi i panni con cui i fratelli si asciugano le mani e i piedi; tanto poi chi finisce quanto chi inizia il turno lavi i piedi a tutti. Chi esce di settimana riconsegni puliti e in buono stato gli utensili del suo ufficio al cellerario, e questi a sua volta li consegni al fratello che entra in servizio, in modo da sapere quello che dà e quello che riceve. Un'ora prima della refezione i settimanari prendano, oltre la razione stabilita, un bicchiere di vino e un po' di pane per ciascuno, perché all'ora del pasto possano servire i fratelli senza lamentele e senza eccessiva fatica; nei giorni festivi però attendano sino alla fine della Messa.


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