Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 18 marzo 2003

La cattedra e pulpiti …

Per sedere in cattedra o salire su un pulpito, per insegnare e predicare, occorre un mandato specifico ed autoritario, occorre essere adorni di vera sapienza e soprattutto essere personalmente impegnati a vivere e testimoniare le verità che si proclamano. Ciò vale sempre, ma assume un'urgenza speciale, se il mandato viene da Dio e la sapienza da trasmettere è un suo messaggio di salvezza. Al tempo di Gesù, come egli stesso afferma: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei". Essi insegnano agli altri ciò che loro si guardano bene dal praticare. "Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini". È fin troppo facile dettare leggi agli altri, mostrarsi esigenti e zelanti verso gli inermi ascoltatori, blaterare parole e poi esimersi dalla coerenza e dall'impegno personale. Così si insulta la verità e si vanifica l'annuncio. Si ottiene forse il plauso degli uomini, ma sicuramente non l'approvazione di Dio. Si diventa ladri della sua gloria e a lungo andare, una volta smascherati delle falsità e delle incoerenze, s'incorre nel rifiuto sia della dottrina proposta, sia della persona che l'ha così annunciata. Per questo Gesù forse è costretto a dire ancora oggi come allora alla nostra buona gente: "Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno". L'ammonimento di Cristo riguarda in prima persona noi, ministri della Parola e suoi testimoni per speciale vocazione, ma ogni credente è, e deve essere, un testimone fedele e credibile. Nessuno però è autorizzato al giudizio e alla condanna, ricordiamo il vangelo di ieri. Ricordiamo anche le parole del Signore: "Non toccate i miei consacrati, non maltrattate i miei profeti».


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Se vuoi vivere, o uomo, secondo la legge di Dio, avrai per protettore l'autore stesso di quella legge».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

RIVERENZA NELLA PREGHIERA

Se, quando vogliamo presentare qualche richiesta ai potenti, non osiamo farlo se non con umiltà e rispetto, quanto più al Signore Dio dell'universo dobbiamo rivolgere le nostre suppliche in tutta umiltà e purezza di devozione! E noi sappiamo che saremo esauditi non per le molte parole, ma per la purezza del cuore e le lacrime di compunzione. Perciò la preghiera deve essere breve e pura, a meno che non venga prolungata per il fervore ispirato dalla grazia divina. Ma l’orazione che si fa in comune sia assolutamente breve e, dato il segnale dal superiore, si alzino tutti insieme.


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