Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 03 marzo 2003

Per avere la vita eterna.

La scena iniziale che l'evangelista Marco ci descrive suscita immediata ammirazione. Quel tale, non meglio identificato, che si prostra ai piedi di Gesù e lo interroga: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?», è sicuramente animato dalle migliori intenzioni e mira diritto all'obbiettivo finale della vita. Egli vuole avere la vita eterna. Il fatto che si rivolga a Gesù per avere una risposta definitiva e certa accresce ulteriormente la nostra stima: vuol dire che egli cerca la verità dalla fonte stessa. Egli dice di conoscere e di praticare i dieci comandamenti fin dalla sua giovinezza e il Signore non smentisce la sua affermazione. Abbiamo a che fare con una persona davvero in gamba! Tant'è vero che suscita la piena compiacenza anche dello stesso Cristo che: "fissatolo, lo amò". Poi, quasi a voler concretizzare nei fatti quell'amore, gli lancia la sfida ultima, quella che conduce alla perfezione e che implica il distacco totale dalle cose del mondo per seguire Cristo in piena libertà e completa disponibilità. «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». La sequela, il divenire e l'essere discepoli di Cristo esige l'affermazione del primato assoluto di Dio nella propria vita e, di conseguenza, il distacco da tutto ciò che può essere di ostacolo a questa chiamata speciale. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, lo stare con Cristo nella disponibilità assoluta, non offre nessuna umana sicurezza, tutt'altro! A un giovane che gli esprimeva il desiderio di seguirlo ovunque, Gesù risponde: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». Arriva a dire: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo». Per questo la scelta della vita religiosa e sacerdotale è invidiata da molti, ma seguita da pochi. Per questo anche questo anonimo, pur così ben intenzionato: "rattristatosi se ne andò afflitto, perché aveva molti beni". L'odio di cui ci parla Gesù non può certamente essere quel pessimo sentimento umano opposto alla carità cristiana e agli stessi comandamenti, ma sicuramente vuole dirci che nulla, e nessuno dobbiamo anteporre all'amore di Cristo. C'è da aggiungere che ciò che è un'esigenza radicale per i chiamati ad una vocazione speciale, è un dovere anche per ogni cristiano nei diversi stati di vita, l'attaccamento smodato alle cos della terra è sempre un impedimento per anelare ai beni celesti. È la conclusione che lo stesso Signore ci fa ascoltare: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».


Apoftegmi - Detti dei Padri

«La cella del monaco è la fornace di Babilonia, dove i tre fanciulli trovarono il Figlio di Dio; e la colonna di nube, da cui Dio parlò a Mosè».
La cella è il sinonimo della preghiera, perché è il luogo dove, nel segreto e nella verità, ci collochiamo davanti al Padre. E quando la preghiera è luce e fuoco, allora la cella diventa una fornace ardente e il luogo dove si manifesta la nube luminosa.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME CELEBRARE LE LODI MATTUTINE

La domenica alle Lodi mattutine si dica prima il salmo 66, senza antifona, di seguito;poi il salmo 50, cantato con l'Alleluia; dopo di esso il 117 e il 62; quindi il cantico Benedicite (Dn 3,57-88) e le laudes (i salmi 148-149-150), una lettura dell'Apocalisse a memoria, il responsorio, l'inno, il versetto, il cantico del Vangelo, la litania; e così si termini.


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