Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 02 luglio 2017

Trovare o perdere la vita.

È arduo quanto il Signore Gesù ci propone in questa domenica. Coincide tra l’altro con un periodo in cui nel nostro mondo già si pensa alle ferie, al relax, ai viaggi e ai divertimenti. Coincide ancor più con una diffusa mentalità edonista, che spinge fortemente alla ricerca spasmodica del benessere e del piacere ad ogni costo. Non da ultimo le parole che oggi ascoltiamo da Cristo potrebbero anche apparire anche violente e contraddittorie con altri princìpi che egli stesso ci ha dettato in altre circostanze. “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me”. La sequela del Signore esige che i migliori e sacrosanti affetti familiari vengano posposti all’amore che dobbiamo a lui. L’onore e il rispetto per i genitori e dei genitori verso i figli è un comandamento di Dio, ma questo non può e non deve prevalere sull’onore e sull’amore che dobbiamo a Cristo. E’ lui la fonte, sarà lui a darci la suprema testimonianza dell’amore, a lui deve tendere, come fine ultimo, tutta la nostra vita. È in virtù della sua testimonianza e del suo primato che egli insiste ancora nel dettarci le regole fondamentali per appartenergli a pieno titolo: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me”. Prendere la croce significa concretamente inchiodare le nostre umane convinzioni a quel legno per far rinascere in noi l’immagine dell’uomo nuovo creato nella santità e nella giustizia. È diffide per noi convincerci che la croce ci fa rinascere a vita nuova, è difficile credere che bisogna avere il coraggio della sofferenza e della morte per sentirci davvero vivi. È innegabile che ancora ai nostri giorni, la croce seguita da esercitare tutto il suo fascino e tutto il suo “scandalo”. L’esatta valutazione dei valori non può dipendere dalla nostra umane e fioca ragione, occorre il dono e l’alimento della fede; soltanto con la luce di Dio potremmo arrivare a comprendere cosa significhi trovare o perdere la vita. Lì avviene più frequentemente lo scontro tra l’umano e il divino, tra i disegni e le mire degli uomini e gli arcani progetti divini. La follia della croce sa coinvolgere i folli d’amore, ma rischia di far impazzire i calcolatori del mondo, coloro che vorrebbero che Dio adeguasse la sua logica alla nostra. È perfino strano poi che gli uni e gli altri non sappiano resistere al fàscino della santità, alle testimonianze degli eroi del cristianesimo. Anche ai nostri giorni costatiamo con legittimo orgoglio, che alcune figure di Santi hanno varcato trionfalmente i confini della Chiesa per imporsi all’ammirazione del mondo. Sono proprio loro che sull’esempio di Cristo, stanno gridando agli uomini del terzo millennio che per guadagnare la vita agli occhi di Dio bisogna avere il coraggio di spenderla per gli altri.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse un giorno abba Ilarione: «Essere tristi è quasi sempre pensare a se stessi»


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO

Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro e tendi l'orecchio del tuo cuore; accogli volentieri i consigli di un padre affettuoso e mettili efficacemente in pratica, affinché, con la fatica dell'obbedienza, tu possa ritornare a Dio, dal quale ti eri allontanato per la pigrizia della disobbedienza. A te dunque si rivolge ora la mia parola, chiunque tu sia, che rinunziando alle tue proprie voglie, cingi le forti e gloriose armi dell'obbedienza, per militare sotto Cristo Signore vero re.


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