Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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San Benedetto sulla Quaresima

Regola di San Benedetto

CAPITOLO 49 - L'osservanza della quaresima


Preliminari

Nel determinare l'orario, SB ha tenuto conto del particolare carattere della quaresima (RB.48,14-16; 41,6-7). L'importanza data a tale periodo lo induce a scrivere un capitolo a parte sulla quaresima, quale tempo forte dell'anno liturgico per il quale senza dubbio egli aveva particolare devozione e che considerava come molto adatto per il rinnovamento spirituale dei monaci.

Cassiano, da idealista impenitente, applicando la sua esegesi allegorica, dice che la quaresima e` come la "decima", il tributo che i cristiani nel mondo debbono pagare annualmente al Signore; immischiati come sono nelle cose della terra, negli affari e nei piaceri, si fa loro obbligo di consacrare al servizio di Dio almeno questi giorni. I monaci sono esenti dal pagare tale decima, perche` hanno fatto a Dio donazione della loro vita intera con tutto quanto possiedono, e vivono tutto l'anno con il regime che i laici conducono in quaresima, obbligati dalla legge. La quaresima fu istituita solo per gli imperfetti: difatti non esisteva fin quando si mantenne la perfezione della Chiesa primitiva degli Atti. Cosi` Cassiano, in Coll.21,24-30.

Uomo pratico secondo Gesu` Cristo, SB pensa che anche per i monaci - uomini che aspirano alla santita`, ma sempre uomini dalla testa ai piedi! - capita molto a proposito questo periodo di rinnovamento e di intensificazione della vita cristiana che ogni anno prepara i catecumeni al battesimo e tutti i fedeli a una degna celebrazione della Pasqua. E` stato notato che, ad eccezione dei vv.8-10 che sono come una appendice e di carattere chiaramente cenobitico, il capitolo dipende, tanto nelle idee quanto nelle espressioni, dai "Discorsi sulla quaresima" di S.Leone Magno, soprattutto i primi quattro (sono dodici).Cosi` il contrasto iniziale tra la vita da tenersi in quaresima e quella piu` leggera da tenersi nel resto dell'anno; cosi` il "tale virtu` e` di pochi" (v.2) a proposito di una vita sempre a un livello spirituale molto alto; soprattutto l'idea della "purezza di vita", di purificazione, di espiazione in quaresima delle colpe di tutto l'anno sono il 'leit-motiv' della predicazione di S.Leone. Appare chiaro che SB ha assimilato la dottrina quaresimale del vescovo di Roma, e` impregnato del suo vocabolario e ripete spontaneamente le sue espressioni senza che si preoccupi di citarle letteralmente. Quello che S.Leone predicava a tutti i cristiani, SB lo scrive per i monaci; e` una ulteriore prova che la vita monastica e` un modo di realizzare la vita cristiana e che la dottrina della perfezione evangelica predicata dai Padri della Chiesa e` ugualmente valida per il cristiano che vive nel mondo e per quello che, seguendo la sua vocazione, vive in monastero.

SB quindi in questo capitolo e` piu` preoccupato di sottolineare l'importanza della quaresima e lo spirito che deve animare la vita in tale periodo, che di fare precise pratiche penitenziali alla comunita` o determinare in che cosa deve consistere l'intensificarsi della vita di preghiera, come invece fa la RM (cf.RM.51 e 53). Dobbiamo percio` classificare il capitolo 49 della RB piu` tra la parte ascetica e spirituale che tra la parte propriamente legislativa e disciplinare.


1-3: Lo spirito che deve animare la quaresima

"La vita del monaco dovrebbe essere una continua quaresima", quasi a dire: tale sarebbe l'ideale, magari fosse cosi`! Qual'e` il significato esatto di queste parole? Non dobbiamo credere che SB pensi a un carattere eccessivamente severo e melanconico della vita monastica; per lui la quaresima - come appare in seguito - non ha un volto triste, ma significa anzitutto un tempo in cui si vive con purezza (v.2) e integrita` la vita cristiana, o per lo meno si cerca. Uomo pratico e realista, SB sa che sono pochi quelli dotati di tanta virtu` e fortezza di spirito da mantenersi completamente fedeli al Vangelo durante tutto l'anno. Allora durante la quaresima sforziamoci non solo di vivere come monaci autentici, ma anche di fare qualcosa in piu`, quasi a compensare e cancellare le negligenze degli altri periodi. Questo e` insomma l'ideale quaresimale per i monaci: vivere perfettamente come tali e riparare con pratiche supererogatorie alle infedelta` della "quaresima" precedente. (Per i paralleli con S.Leone Magno, cf. "Discorsi sulla quaresima", I,2; IV,1; V,2.6).


2: Custodire la propria vita con somma purezza

"Puritas" qui e` nel senso piu` ampio: la mondezza di mente e di cuore, per cui si e` spogli da ogni attacco che distragga da Dio. La bellissima sentenza richiama il 48.mo strumento delle buone opere: Actus vitae suae omni hora custodire <vigilare continuamente sulle azioni della propria vita>, RB.4,48; e` la vigilanza assidua di chi ama seriamente Dio e vuole che nessuno dei suoi atti possa ostacolare l'unione con Lui; e` praticamente il primo gradino dell'umilta`, con la famosa "memoria Dei" (cf. RB.7,10-30, vedi commento).


4-7: Pratiche quaresimali

SN scende al particolare. Anzitutto astenersi da ogni peccato: e` la prima e piu` necessaria astinenza (cf. S.Leone M., Discorso IV,6); la lotta contro i vizi - estirpandoli dalle radici, se e` possibile - e` uno dei fini dell'ascetismo cristiano. Poi dedicarsi con speciale impegno a certe pratiche. SB ne segnala quattro: tre di carattere spirituale, una di carattere corporale.

- 1) Preghiere con lacrime, si tratta dell'orazione privata, in unione alle lacrime e alla compunzione del cuore, suggerita spesso da SB (cf. RB.4,56-57; 20,3; 52,4);

- 2) Lettura (divina), appunto percio` ha prescritto la consegna di un libro a ciascun monaco all'inizio della quaresima (RB.48,15-16) e ha unificato le ore di "lectio", circa tre ore di seguito: "dal mattino fino a tutta l'ora terza" (RB.48,14).

- 3) compunzione del cuore, e` lo spirito di compunzione, cioe` il chiedere perdono a Dio dei propri peccati con lacrime e gemiti, come ha gia` detto nel 57.mo strumento delle buone opere (RB.4,57), evidentemente con maggiore frequenza e intensita` che negli altri periodi.

- 4) astinenza, e` l'astinenza corporale, come specifichera` meglio nei versetti seguenti:

5: Aggiungiamo qualcosa...

"Aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio" (v.5). C'e` un debito, una "tassa" stabilita, delle prestazioni normali - diciamo cosi` - nel servizio di Cristo, che e` la vita monastica; durante la quaresima, aggiungiamo qualcosa alla tariffa ordinaria. E abbiamo qui altri due elenchi (oltre a quello del v.4) nel v.5 e nel v.7. L'idea di aggiungere qualcosa e` continua pure in S>Leone Magno (cf. Discorsi, II,1). Tutte le cose elencate si ritrovano negli strumenti delle buone opere (RB.4).

7: Sottraiamo qualcosa...

Nel terzo elenco (v.7) si parla di sottrarre qualcosa alla loquacita` e alla scurrilita` o leggerezza. Ma non aveva SB completamente condannato queste cose nel c.6 sull'amore al silenzio? (RB.6,8, vedi commento). Come mai ora si suggerisce di reprimerle "un poco" <aliquid> durante la quaresima? Una cosa e` la teoria, un'altra e` la pratica. Qui pare affacciarsi sorridente il volto paterno di SB. La vita dovette insegnare al santo - sempre grave e solenne, ma anche molto umano - che ci sono dei tipi per natura leggeri e portati allo scherzo e alla buffoneria, e privarli del tutto di queste cose equivarrebbe a reprimerli. Basta che si moderino un po`, almeno in quaresima!


Due caratteristiche appaiono in questi versetti:

- a) il senso della gioia nell'impegno quaresimale e nell'attesa della Pasqua. "Col gaudio dello Spirito Santo" (v.6): citazione da 1Tess.1,6. Anche a proposito dell'obbedienza SB ha ricordato (RB.5,16) che "Dio ama chi dona con gioia" (2Cor.9,7). Questa nota di letizia, frutto della sincera generosita` ispirata dallo Spirito Santo, rende piu` profumato l'atto di offerta. Si ricordi, poi, a proposito del digiuno, l'insegnamento di Gesu`: "Tu invece, quando digiuni,, profumati..." (Mt.6.17). Al v.7 la frase "con gioia di soprannaturale desiderio aspetti la santa Pasqua" ricorda alcune espressioni liturgiche. L'attesa della Risurrezione di Cristo dona a tutta l'osservanza quaresimale l'abito della gioia; preparato dall'impegno e dalle osservanze della quaresima, il monaco giungera` maturo a godere pienamente la S.Pasqua.

- b) carattere individuale e volontario: e` l'altra caratteristica di questi versetti. Le pratiche quaresimali non sono imposte obbligatoriamente a tutti i monaci dall'autorita` della Regola o dall'abate. A differenza dalla RM, in cui si prescrivono orazioni e astinenze comunitarie, la RB non ha un programma preciso e obbligatorio per la comunita` intera (a parte quanto detto nell'orario, RB.48,14-16). Si tratta di opere supererogatorie che ciascuno <unusquisque> offre a Dio volontariamente <propria voluntate> e col gaudio dello Spirito Santo <cum gaudio Sancti Spiritus>; non sono un peso supplementare imposto dalla legge, ma un segno della generosita` con cui ciascun monaco, con cuore largo e gioioso, intende darsi a Cristo Signore a compensazione delle deficienze nel servizio santo che ha professato.


8-10: Appendice sul ruolo dell'abate

"Cum spiritalis desiderii gaudio sanctum Pascha expectet" <aspetti la santa Pasqua nella gioia del desiderio spirituale> (v.7). Con queste magnifiche parole si chiudeva probabimente il capitolo nella sua prima redazione. SB in seguito vi aggiunse un'appendice. Chissà, forse alcuni monaci, approfittando della libertà di scelta, si davano a delle pratiche ascetiche o a penitenze eccessive. (Ricordiamo quello che vide Macario tra i monaci di Tabennisi durante la quaresima, cf. Palladio, Storia Lausiaca, c.18,14-15). La Regola, pur lasciando quella libertà individuale di cui sopra, guida il monaco per i sentieri dell'obbedienza: le piccole mortificazioni individuali siano sottoposte al permesso e alla benedizione dell'abate (si evita così il pericolo di illusione e di esagerazione) e siano accompagnate dalla sua preghiera. E` questa un'idea propria del monachesimo antico: il discepolo attribuiva alla preghiera del "padre spirituale", richiesta al medesimo prima di iniziare qualche opera, la riuscita dell'opera stessa. SB si mantiene nella linea della tradizione autentica. E termina con un principio di carattere generale: tutto deve compiersi con il consenso dell'abate (v.10; cf. anche RB.67,7).


Commento e Regola:

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