Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 18 luglio 2017

“Ride chi abita nei cieli!”

Letture ostiche in questi giorni! Se l’azione di Dio richiede una risposta di fiducioso abbandono, questo è messo a dura prova dalla “stranezza” degli eventi. In Esodo, (nella prima lettura) la salvezza di Mosè avviene in circostanze singolari e quasi beffarde: sarà proprio la figlia del faraone, cioè colui che ha emesso il decreto di soppressione dei primogeniti degli Ebrei, a salvare un maschio di quel popolo e ad allevarlo come un egiziano. Colui che è stato salvato, salverà. Dio sa attuare il suo progetto al di là degli schemi umani. Se il racconto sembra astuto e ironico, non dimentichiamo che ci sono vari esempi di questo tipo nella Bibbia: Dio sa ridere dei disegni dei potenti e sa beffare la boria del malvagio. Come sa essere duro con chi, nonostante la manifestazione del suo amore, non si converte e cambia vita. Ho detto la manifestazione del suo amore e non dei miracoli, perché pochi tra noi si sono trovati di fronte a fatti miracolosi, ma tutti noi abbiamo fatto esperienza dell’amore di Dio, del suo sguardo consolatore, delle sue viscere di misericordia. E, se vogliamo crescere nello spirito, dovremmo chiederGli ogni giorno di essere esaltati di fronte alle bellezze che la nostra terra, pur in mezzo a tante contraddizioni, sa offrirci, per la compagnia dei fratelli e delle sorelle che abbiamo accanto, per lo stupore che dovrebbe accompagnare la nostra esistenza. È questo il vero atto di fede, e non il rincorrere fatti strepitosi che solleticano la nostra curiosità e rinvigoriscono la nostra “chiacchiera”, ma che poi spiritualmente ci mantengono in uno stato di “semianalfabetismo”. Torniamo al salmo e al titolo che ho voluto mettere per il commento di oggi... ridiamo un po' di più, sorridiamo al mondo e al prossimo nostro. E il mondo diventerà più bello e il prossimo magari verrà contagiato.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: "O Signore! Io voglio salvarmi, ma i miei pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?". Ora, sporgendosi un po', Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto ad intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l'angelo che diceva: "Fa' così e sarai salvo". All'udire quelle parole, fu preso da grande gioia e coraggio; così fece e si salvò».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

Non faccia preferenze di persone in monastero; non ami uno più dell'altro, eccetto chi avrà trovato migliore nelle buone opere e nell'obbedienza; non preferisca chi è nato libero a chi entra in monastero venendo dalla condizione servile, a meno che non ci sia un altro motivo ragionevole; che se, per dovere di giustizia, l'abate riterrà opportuno agire così, lo faccia per qualsiasi classe sociale; altrimenti ognuno conservi il proprio posto; perché, schiavi o liberi (Ef 6,8), tutti siamo uno in Cristo (Gal 3,28) e portiamo il medesimo peso della milizia e del servizio sotto un unico Signore: non vi è infatti presso Dio preferenza di persone (Rm 2,11); soltanto in una cosa possiamo distinguerci davanti a lui: se siamo trovati più umili e migliori degli altri nelle buone opere. Abbia dunque l'abate verso tutti uguale carità e, tenendo conto dei meriti di ciascuno, segua per tutti una medesima linea di condotta.


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