Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 17 aprile 2017

Testimoni illuminati dallo Spirito.

Gesù risorto appare ripetutamente a testimoni prescelti. La sua presenza, i segni che egli pone, il suo annuncio li conforta, li illumina, li convince definitivamente a credere per farli diventare poi sicuri e invincibili annunciatori della sua risurrezione. L'Apostolo Pietro doverosamente è il primo che ascoltiamo oggi. Con intrepido coraggio, dopo le penose passate esperienze, così parla del Risorto agli uomini d'Israele "Voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte". Ma ecco altre preziose testimoni: Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Alla loro presenza, "Vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve". "Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli". Comincia così l'ininterrotta catena di trasmissione del Kèrigma, la "corsa" per l'annuncio gridato al mondo del Cristo risorto, dell'adempimento del progetto divino di salvezza. Così la risurrezione entra nel vivo e nel cuore stesso della storia. Diventa la preziosissima eredità della Chiesa, che ha il compito di essere sale e lievito per l'intera umanità. Occorrono, ai nostri giorni, urgono, testimoni, coraggiosi, credibili e fedeli, che godendo di tutta la ricchezza meritata dal martire divino, sappiano con concretezza additare la via, far uscire i morti dai sepolcri, abbiano il coraggio di scendere anche negli abissi degli inferi per ricondurre a Dio i morti, i dispersi e gli sfiduciati. Così la gioia grande dei primi fortunati testimoni della risurrezione si diffonde ovunque e si pregusta e assapora già sulla terra, nella certezza che diventerà pienezza nel Regno di Dio. La speranza cristiana nasce a Pasqua: in Cristo risorto la promessa di Dio è diventata realtà. Questa è "la buona notizia della promessa fatta ai nostri padri e che Dio ha compiuto, risuscitando Gesù per noi". Nella Pasqua la certezza della nostra speranza trova il suo più sicuro ancoraggio e la sorgente della sua energia. Per questo, essa è rinuncia ad ogni sicurezza umana e completo abbandono al mistero dell'amore assoluto di Dio per noi. Cristo, nostra speranza, è risorto!


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello era assalito da molto tempo dal demone dell'impurità e malgrado molti sforzi non riusciva a sbarazzarsene. Una volta, mentre era alla Sinassi, si sentì come d'abitudine tormentato dalla passione; decise dunque di trionfare sulla macchinazione del demonio e di chiedere ai fratelli di pregare per lui affinché fosse liberato. E, sprezzando ogni vergogna, si mise nudo davanti a tutti i fratelli e mostrò l'azione di Satana: «Pregate per me, padri e fratelli miei», disse, «perché sono quattordici anni che sono così combattuto»; e subito il combattimento si allontanò da lui, grazie all'umiltà che aveva mostrato.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IN QUALI ORE I FRATELLI DEVONO PRENDERE I PASTI

Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste i fratelli pranzino a sesta e cenino la sera. Da Pentecoste poi per tutta l'estate, se i monaci non devono attendere ai lavori dei campi e se l'eccessivo calore estivo non lo impedisce, il mercoledì e il venerdì digiunino fino a nona; negli altri giorni pranzino a sesta. Ma se avessero lavori nei campi o la calura estiva fosse opprimente, si mantenga il pranzo a sesta anche in quei due giorni; e ciò sia rimesso al provvido giudizio dell'abate; egli appunto deve regolare e disporre le cose in modo che le anime si salvino e quello che i fratelli fanno, lo facciano senza alcun fondato motivo di mormorazione.


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