Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
17 - 23 Settembre 2017
Tempo Ordinario XXIV, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Martedì 19 settembre 2017

Le lacrime di una madre.

«Le mie lacrime nell'otre tuo raccogli, Signore». A Nàin c'è un funerale: la morte ha colpito un giovinetto, figlio unico di una madre vedeva. Le sue lacrime, pianti e lamenti corali accompagnano il féretro. Gesù si trova su quella stessa strada, seguìto da molta folla; ode quel pianto e anch'egli si associa a quel triste corteo, anch'egli è sulla via della morte, sono tutti mortali e stanno percorrendo una valle di lacrime quelli che lo seguono. Egli però vuol dare forza ed evidenza alla sua missione di salvezza e alle sue parole. Dirà dopo la sua risurrezione: «Io ho vinto la morte». Lo dirà per scandire che egli è risorto, ma anche per dire che anche noi siamo destinati alla vita. Emerge quindi solenne, maestosa ed efficace la parola del Signore rivolta al ragazzo che giace esànime nel féretro: «Giovinetto, dico a te, àlzati!». «Ed egli lo diede alla madre». L'effetto del miracolo non è solo la gioia della madre, che può riavere vivo il proprio figlio, ma soprattutto una grande proclamazione di fede da parte di tutti i seguaci di Gesù: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». Definendo Gesù profeta si afferma che egli parla in nome di Dio e proclama quindi verità eterne. Dicendo che Dio ha visitato il suo popolo si dichiara nella fede che la potenza salvifica dell'Onnipotente è concretamente intervenuta nella storia e negli eventi del mondo. Com'è urgente in questi giorni che Dio venga a visitarci, quante lacrime ci sono da asciugare, quanti vivi-morti vengono portati al sepolcro...!


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abate Iperechio ha detto: «Abbi sempre nello spirito il Regno dei Cieli, e presto l'avrai in eredità».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO DORMIRE I MONACI

Ciascuno dorma in un letto a sé. L'arredamento del letto lo ricevano ognuno secondo il grado di fervore di vita monastica, a giudizio dell'abate. Se sarà possibile, dormano tutti in uno stesso locale; se invece il numero rilevante non lo permette, dormano a gruppi di dieci o di venti insieme ai loro decani che vigilino su di loro. Nel dormitorio rimanga sempre accesa una lucerna fino al mattino. I monaci dormano vestiti e con i fianchi cinti di semplici corde o funicelle, in modo da non avere a lato i propri coltelli, perché non abbiano a ferirsi inavvertitamente durante il sonno, e in modo da essere sempre pronti, cosicché appena dato il segnale si alzino senza indugio e si affrettino a prevenirsi l'un l'altro all'Opus Dei, sempre però in tutta gravità e modestia. I fratelli più giovani non abbiano i letti l'uno vicino all'altro, ma alternati con quelli degli anziani. Quando poi si alzano per l'Opus Dei si esortino a vicenda delicatamente, per togliere ogni scusa ai sonnolenti.

Cap.22,1-8.