Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
05 - 11 Luglio 2015
Tempo Ordinario XIV, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Venerdì 10 luglio 2015

L'altro e il martirio.

La storia qui narrata si presenta come un'epopea, benché sia stato un più prosaico spostamento di pastori nomadi, ma ciò che colpisce è il senso di movimento che si nota nei capitoli che stiamo percorrendo in questi giorni. A fare bene attenzione, ci si accorge che siamo in presenza di una vera e propria girandola, dove i protagonisti non stanno mai fermi. Si dirà: bella scoperta, sono nomadi! Ma non si tratta solo di questo, il punto è che alla vivacità del racconto corrisponde un altrettanto "pathos" da parte di Dio che chiede, anche ad un vecchio, spostamenti faticosi e sempre per la benedetta promessa! Ma questa non si poteva realizzare stando comodamente a casa propria? Forse il senso è proprio da ricercarsi in una "teologia" del cammino. Il che comporta il non radicarsi, l'essere aperti allo "straniero" e, in fin dei conti, sempre a disposizione di un progetto che non è prevedibile. È la medesima situazione di "essere stranieri" che si trova nel Vangelo, in cui la testimonianza del Regno non porta solo su strade difficili, ma conduce a scelte che possono richiedere il sacrificio della propria vita. Oggi, in varie parti del mondo i cristiani sono chiamati a testimoniare Cristo anche fino al martirio. Tribunali, forse nemmeno... accuse tante... e sangue sparso a testimonianza. E' uno dei capitoli più difficili del messaggio di Cristo che però Lui ha già percorso, tracciandoci il cammino. Una sicurezza: Non riceveremo mai croci più grandi e pesanti di quelle che siamo capaci di portare.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un monastero si era ridotto in tutto all'abate e a quattro monaci, già anziani. L'abate, disperato, pensò di chiedere consiglio a un saggio rabbino suo amico. «Vi posso solo dire - rispose costui - che il Messia è tra voi». I monaci, udito questo, cominciarono a trattarsi l'un l'altro con straordinario rispetto e venerazione, poiché c'era la possibilità che sotto l'apparenza di uno di essi si nascondesse il Messia. La fama di quello straordinario amore fraterno si diffuse e alcuni visitatori cominciarono ad arrivare al monastero, curiosi di vedere quel luogo privilegiato. Poi ne arrivarono altri. Dopo qualche tempo, uno di loro chiese di entrare nell'Ordine. A questo seguirono altri, sempre più numerosi. In pochi anni, il monastero diventò un meraviglioso centro di amore fraterno e un focolare di nuove vocazioni...


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO

Dobbiamo dunque costituire una scuola del servizio del Signore; e nell'organizzarla noi speriamo di non stabilire nulla di penoso né di pesante. Se tuttavia, per giuste ragioni, si dovrà introdurre anche qualcosa un pochino più dura per correggere i vizi e conservare la carità, tu non lasciarti subito prendere dallo spavento, così da abbandonare la via della salvezza, la quale all'inizio non può essere che stretta. Ma col progredire nella vita monastica e nella fede, il cuore si dilata e si corre nella via dei comandamenti di Dio (cf. Sal 118,32) con una dolcezza d'amore inesprimibile. Cosicché, non allontanandoci mai dal suo magistero e perseverando nel suo insegnamento in monastero fino alla morte, possiamo partecipare mediante la pazienza alle sofferenze di Cristo, per meritare di condividere anche il suo regno.

Prol.45-50.