Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
16 - 22 Novembre 2014
Tempo Ordinario XXXIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno II, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Sabato 22 novembre 2014

La vita oltre la vita.

Anche quella porzione di umanità che non è stata raggiunta e illuminata dalla rivelazione, in modi diversi, sin dal principio, ha cercato di intuire e di credere ad una vita diversa dopo la morte. Alcuni parlano di trasmigrazioni di anime, altri di un nirvana come luogo di appagamento di tutti i desideri umani, altri ancora immaginano novità sorprendenti non meglio individuate. Nella nostra religione la fede nella risurrezione è già legata all'atto creativo di Dio, che infonde nelle sue creature lo spirito di vita, per cui siamo ed esistiamo. Sono innumerevoli poi le affermazioni bibliche che testimoniano il destino eterno dell'uomo in una situazione completamente diversa da quella che viviamo in questo mondo. Sarà poi Cristo Gesù a darci la suprema testimonianza e la conferma definitiva della risurrezione. Sarà Lui la primizia, sarà Lui a dirci con estrema chiarezza, prima della sua ascensione, che sale al Padre suo e nostro e va a prepararci un posto nella dimora eterna. I sadducei negavano la risurrezione e nella loro ottusità religiosa, pongono un problema a Gesù, che, secondo i loro calcoli sicuramente lo avrebbe messo in difficoltà. La domanda riguarda una donna, che in successione aveva avuto ben sette mariti, tra di loro fratelli. "Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". La risposta di Gesù ci illumina su un mondo in cui noi crediamo e speriamo, ma che ci rimane in gran parte incomprensibile: "Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio". Siamo così proiettati in un mondo spirituale, dove la carnalità non ha più le manifestazioni e le esigenze che ci accompagnano durante la vita terrena. Siamo nel contempo rafforzati nella fede nella risurrezione, motivo fondamentale del nostro credo. San Paolo ci ammonisce: "Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede". Rinnoviamo allora l'atto di fede nel: "salvatore nostro Gesù Cristo che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

A ciascuno il proprio tempo

L'Abba Marco una volta disse all'Abba Arsenio: E' bene o non è bene avere nella tua cella qualcosa che ti dia piacere? Per esempio una volta venni a sapere che un confratello aveva un piccolo fiore selvatico nella sua cella e lo strappò alla radice. L'Abba Arsenio disse: Bene, è giusto. Ma ogni uomo dovrebbe agire secondo il proprio percorso spirituale. E se uno non riuscisse a stare senza quel fiore, dovrebbe ripiantarlo.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI

Quando un nuovo venuto chiede di abbracciare la vita monastica, non gli si conceda tanto facilmente di entrare; ma, come dice l'apostolo: «Provate gli spiriti per vedere se provengono veramente da Dio» (1 Gv 4,1). Se il nuovo venuto dunque insiste nel bussare e si vede che sopporta con pazienza le umiliazioni che riceve e la difficoltà dell'ingresso per quattro o cinque giorni e ciò nonostante persiste nella sua domanda, gli si conceda di entrare e lo si ospiti in foresteria per qualche giorno. Poi egli dimori nei locali del noviziato dove si eserciti, mangi e dorma. E sia incaricato per lui un anziano capace di guadagnare le anime, il quale lo esamini con molta attenzione e metta ogni cura nell'osservare se il novizio cerca veramente Dio, se è pronto all'Opus Dei, all'obbedienza, alle umiliazioni; gli si prospettino tutte le difficoltà e le asprezze attraverso le quali si va a Dio.

Cap.58,1-8.