Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
17 - 23 Agosto 2014
Tempo Ordinario XX, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno II, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Domenica 17 agosto 2014

L'unico Dio è il Dio di tutti.

Noi uomini siamo tentati di pensare, con una punta di meschina e falsa religiosità, mista a gelosia, che il Dio che noi conosciamo e adoriamo nella fede, sia il nostro Dio e non possa e non debba appartenere ad altri. Esigiamo una specie di esclusiva e non ammettiamo intrusi ed interferenze. In questa Domenica le letture ci rivelano una verità esattamente contraria: Gesù di fronte alla fede grande, viva e sincera di una donna Cananèa, estranea quindi al mondo giudaico, le accorda il miracolo. Possiamo dire che la fede fa spazio a Dio ed annulla ogni confine. Consente a Dio di entrare anche dove non è esplicitamente conosciuto e adorato. Comprendiamo anche che non è sufficiente per noi etichettarci come credenti se non siamo poi guidati, sorretti ed illuminati dalle fede vera. Isaia, siamo nell'Antico Testamento, dice che gli stranieri, qui è sinonimo di pagani infedeli, se hanno aderito a Dio, saranno anch'essi ricolmati di gioia. Quindi non soltanto non vengono esclusi, ma ricolmati di gioia! Per questo poi al salmo responsoriale a mo' di augurio e di fervida esortazione ripetiamo: "Popoli tutti lodate il Signore". San Paolo nel brano della sua lettera, spazia ormai nella luce della redenzione e della risurrezione; egli parla di salvezza e di salvezza universale. Il sacrificio di Cristo è per tutti gli uomini di tutti i tempi, senza esclusione di sorta. Egli per primo aprirà l'annuncio evangelico alle genti, ai pagani, che sembrava dovessero essere esclusi dal cristianesimo. Ormai questo messaggio di ecumenismo è stato quasi universalmente acquisito, anche se purtroppo siamo ancora lontani dal formare, come Cristo vuole, un solo ovile sotto un solo pastore. Questa comunque è stata la preghiera di Gesù, perché siano uno. Facciamola nostra.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un anziano disse: "Se vedi uno cadere e puoi aiutarlo, tendigli il tuo bastone e fallo risalire. Ma se non puoi tirarlo su, lasciagli il tuo bastone e non perderti anche tu insieme a lui. Se gli dai la mano e non puoi trarlo su, sarà lui a trascinarti in basso e morirete tutti e due". Questo diceva per quelli che vogliono aiutare gli altri, al di là delle loro possibilità».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il quarto gradino dell'umiltà si sale quando nell'esercizio della stessa obbedienza, anche incontrando durezze e difficoltà e persino ricevendo delle ingiurie, si abbraccia nel silenzio del proprio cuore la pazienza, e sopportando tutto, non si viene meno né si indietreggia, perché la Scrittura dice: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22); e ancora: «Si rinfranchi il tuo cuore e sopporta la prova del Signore» (Sal 26,14 Volg.). E per mostrare che il fedele deve sostenere per il Signore anche tutte le contrarietà possibili, la Scrittura dice nella persona di quelli che soffrono: «Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello» (Sal 43,23); e, certi della speranza della ricompensa divina, essi proseguono con gioia: «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8,37). Così pure in un altro passo la Scrittura dice: «Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere in un agguato, hai messo un peso ai nostri fianchi» (Sal 65,10-11). E per indicare che dobbiamo sottostare a un superiore, prosegue: «Hai posto un uomo sulle nostre teste» (Sal 65,12).

Cap.7,35-41.