Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
13 - 19 Ottobre 2013
Tempo Ordinario XXVIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo C | Anno I, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Domenica 13 ottobre 2013

La salvezza del Signore è per tutti i popoli.

Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio all'infuori di questo straniero. Gesù è diretto a Gerusalemme e attraversa la Samarìa. Entrato nel territorio giudaico si presentano a lui dieci lebbrosi. Essi si tengono a distanza, come prescriveva la legge di allora, data la virulenza del contagio di una malattia ancora oggi così terribile ma anche perché la malattia veniva sempre vista come conseguenza di peccato. Nonostante queste limitazioni, i dieci lebbrosi riescono ad avvicinare Gesù, con la loro invocazione di aiuto. Egli li sana tutti e dieci, invitandoli a presentarsi ai sacerdoti. Questo invito di Gesù, all'immediata prossimità della sua Passione, ha due significati ben precisi. Da un lato è il riconoscimento del sacerdozio allora in vigore e dall'altro è il donare ai dieci lebbrosi una nuova vita civile-religiosa. I dieci uomini ormai guariti sono soddisfatti di quanto operato da Gesù ma quasi tutti non sentono neanche la necessità di ritornare per ringraziare chi li ha guariti. Uno solo di loro, un samaritano - appartenente ad un territorio considerato nemico - torna a lodare Dio in Gesù. Nel ringraziare il Signore, questo samaritano mostra una vera fede; una fede sincera. Gli altri nove, anche se di religione giudaica invece non mostrano la stessa fede. L'atto di fede del samaritano è lodato dallo stesso Gesù; il samaritano torna, proprio per questo suo atto di fede, non solo sanato nel corpo - come gli altri nove ma anche salvato nell'anima. L'episodio della liturgia di oggi è fonte di alcune riflessioni importanti per la nostra vita. Vi è un primo invito a liberare il nostro cuore da qualsiasi pregiudizio. Gli atti più belli e più puri possono venire da persone che noi giudichiamo inferiori. Già questo porterebbe un motivo sufficiente per alimentare la nostra preghiera personale. Possiamo però chiederci nelle nostre preghiere cosa chiediamo a Gesù? Siamo interessati alla nostra conversione con la salvezza o pensiamo soltanto al nostro corpo? La sollecitudine di Gesù ad esaudire i dieci lebbrosi dimostra quanto sia importante la guarigione fisica, soprattutto se con questa si ridona una dignità civile. Quanto più importante, però è la salvezza dell'anima, quella che ci fa rinascere ad una vera vita nuova? Anche questo interrogativo ci interpella nel profondo del cuore nell'invito a riconoscere le vere priorità della nostra vita. Ancora però possiamo chiederci quante volte "torniamo" a ringraziare Gesù per i suoi doni? Quante volte riconosciamo il suo intervento nella nostra vita? O Piuttosto crediamo che tutto ci debba essere come dovuto di diritto?


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse un anziano: «Senza la sorveglianza delle labbra è impossibile all'uomo progredire anche in una sola virtù; poiché la prima delle virtù è la sorveglianza delle labbra».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

LA MISURA DEL CIBO

Per il pasto quotidiano - abbia esso luogo a sesta o a nona - noi pensiamo che siano sufficienti in tutte le stagioni due pietanze cotte, per riguardo alle infermità dell'uno o dell'altro dei fratelli; cosicché chi non può cibarsi di una, si nutra con l'altra. Quindi due pietanze cotte bastino a tutti; e se ci fosse la possibilità di avere frutta e legumi freschi, se ne aggiunga una terza. Di pane sarà sufficiente una libbra di buon peso al giorno, sia quando si fa un pasto solo sia quando si pranza e si cena. Che se si deve anche cenare, il cellerario metta da parte un terzo di quella libbra e lo passi a cena.

Cap.39,1-5.